...che ha messo senz'altro in evidenza le grandi lacune del Sistema-Italia, che
si è rivelato incapace di gestire e di reagire ad un caso di abusi da
parte delle autorità del Governo che ospita gli investimenti italiani.
Nel caso particolare della Croazia, nonostante l'esistenza di una
convenzione bilaterale per la tutela e la protezione degli investimenti,
un'impresa italiana è stata ingiustamente multata ed espropriata dallo
Stato croato, nonchè portata al fallimento, senza alcun intervento da
parte delle autorità italiane... (Michele Altamura)
In questi giorni è in atto una gravissima
forzatura democratica nel Consiglio Comunale di Roma, finalizzata a vendere
Acea nonostante tutto e tutti.
E' qualcosa che ci riguarda tutt* perchè in
gioco c'è la democrazia stessa, quindi facciamo girare il più possibile il
comunicato e i video, e facciamo in modo di essere in tanti domani alle 10:00 a
far sentire la nostra voce in Campidoglio.
A domani,
Federica
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Il Consiglio Comunale a porte chiuse: ennesimo scempio alla
democrazia
Ieri in Campidoglio abbiamo assistito alla
totale sospensione di tutte le più elementari regole democratiche che
dovrebbero essere garantite nella gestione della cosa pubblica. Sono almeno
quattro gli scempi di democrazia di cui siamo stati testimoni.
Il primo scempio è quello a cui assistiamo ormai da settimane: l'ostinata
volontà del Sindaco Alemanno e della sua maggioranza a voler vendere il 21% di
Acea in barba al milione e duecentomila romani e ai ventisette milioni di
italiani che un anno fa, grazie al referendum, hanno scelto una gestione
pubblica e partecipata del servizio idrico.
Il secondo scempio è stata la costante e scandalosa forzatura dei regolamenti
dell'organo di cui i consiglieri capitolini fanno parte. Si tenta con ogni
stratagemma di aggirare e ingannare le regole del Consiglio Comunale, prima
cercando di impedire la partecipazione del pubblico, poi rimandando la
discussione degli ordini del giorno presentati dalla minoranza a quando la
vendita di Acea sarà già stata discussa, infine approfittando della confusione
(e qui si giunge al punto più basso della storia del Consiglio Comunale romano)
per far passare la proposta della maggioranza con una votazione avvenuta in
piena rissa e che presenta forti dubbi di legittimità.
Il terzo scempio è l'aggressione fisica del pubblico che aveva pacificamente e
giustamente occupato l'aula per denunciare la totale follia di quanto stava
avvenendo. Travolti da italico ardore e nostalgie giovanili i consiglieri di
maggioranza si sono scagliati contro i colleghi dell'opposizione e contro gli
attivisti del Coordinamento Romano Acqua Pubblica.
Il quarto scempio è di oggi ed è la scandalosa decisione di far svolgere il
Consiglio comunale di domani a porte chiuse: un affronto alla partecipazione
dei cittadini all'amministrazione, un modo per scaricare sui cittadini presenti
in aula il pietoso spettacolo offerto dai consiglieri di maggioranza fatto di
risse, sgambetti e palesi irregolarità.
Noi non assisteremo alla palese e duratura mortificazione della democrazia. Non
accettiamo la logica violenta ed arrogante di certi consiglieri. Non
rinunceremo alla presenza in Consiglio che è nostro diritto e dovere civico.
Noi torneremo in Campidoglio, pacifici ma determinati per dire che l'acqua non
si vende e che Acea deve tornare pubblica.
“Con il
presente trattato le parti contraenti istituiscono tra loro un’istituzione
finanziaria internazionale denominata il "meccanismo europeo di
stabilità" ("MES").”
Così inizia il Trattato europeo MES
(Meccanismo di Stabilità Europea) firmato da Mario Monti a Bruxelles il 2
febbraio 2012: con l’istituzione di un mostro giuridico, ovvero un
istituto finanziario intergovernativo con funzione pubblica di governo
economico sull’euro-zona, ma personalità di diritto privato con scopo di lucro.
Oggi il MES è giunto in parlamento come Progetto di Legge n. 2914. E’ nostro
parere che sia necessario non ratificarlo. Dimostreremo infatti
che il MES, insieme all’altro trattato suo gemello, il Fiscal Compact,
costituiscono l’ultima tappa per la deposizione degli stati di euro-zona e loro
sostituzione con un macro-stato retto con poteri assoluti dalle èlite
finanziarie, tramite la Commissione Europea.
La Commissione Europea, unico
organo propositivo e deliberante sui testi dei trattati, si è insinuata nelle
pieghe del deficit democratico dell’organizzazione dell’UE per assegnare a se
stessa il governo economico e monetario dell’euro-zona, per cui i poteri
legislativo ed esecutivo si sommano nello stesso organo non elettivo. Siamo in
flagrante contrasto con il principio democratico della separazione dei poteri.
La Commissione ha scelto la via dei trattati per escludere il Parlamento
europeo (unico organo elettivo europeo) dalle trattative
politiche. Dimostreremo che tutta l’operazione “governance di euro-zona”
realizza gli interessi dell’élite finanziaria e meriterebbe un’indagine come
azione di usurpazione di potere politico. Ad oggi si ha notizia di 120 denunce
consegnate in altrettante procure italiane.