domenica 13 giugno 2010
10 06 11 SINISTRA E LIBERTÀ Squadra e leader si scaldano per le primarie. Obiettivo: diritti e lavoro
Il pantheon di Vendola di Iaia Vantaggiato - ROMA
Tra «Fabbriche» e partiti il presidente della Puglia sceglie il popolo. Sorvola su Berlusconil e sfida Tremonti sulla manovra e la Lega sul federalismo. «Dal governo numeri come abracadabra, ci sono tutti gli ingredienti per una ribellione sociale». Veltroni lascia il «correre da soli» e spalanca le porte a sinistra. Per ora con la sua fondazione. A via Tomacelli, ma a destra
Parte con un giorno d'anticipo rispetto ai mondiali ma con una squadra che a differenza della nazionale italiana i bookmakers della politica farebbero bene a dare già da subito come favorita.
La «formazione» di Vendola, riunita ieri a Roma a piazza del Pantheon, è ormai pronta a scendere in campo ed è una squadra fatta insieme di attaccanti e difensori pronti a scambiarsi i ruoli qualora il «gioco» lo richieda. Centravanti di sfondamento contro una manovra finanziaria che nemmeno un numero possiede per contrastare povertà e precarietà, terzini decisi a controllare l'area di centrocampo e a stoppare qualsiasi tentativo di dribbling da parte del governo. Diritti e libertà non solo non si toccano ma fateci anche il piacere di riprendere a nominarle insieme perché altrimenti non si va da nessuna parte. Questa è la squadra di Nichi, queste sono le sue «fabbriche», i suoi compagni e le sue compagne, i suoi amici e le sue amiche, «di qualsiasi amicizia o compagnia si tratti». Fabbriche in piena attività che dopo aver contribuito alla rielezione di Vendola adesso si apprestano a ingaggiare una nuova battaglia, quella che in tempi brevi e fermi restando gli impegni che il presidente della Puglia ha assunto con i suoi elettori, porterà Nichi a candidarsi come premier di un centrosinistra ormai talmente debole da non aver avuto neanche il coraggio di votare contro il ddl intercettazioni.
Vendola «novello caimano» di sinistra? Vendola contro tutti? Macché e lo dice lui stesso che ieri per due ore, in una Roma accaldata e intontita dall'afa atmosferica e non solo, è riuscito a far soffiare una brezza che sembrava perduta.
Mettre insieme le forze dell'opposizione è poco così come non è sufficiente che i leader di quelle forze riprendano a parlare tra loro. E allora, l'uomo nuovo? Le sue fabbriche lo vorrebbero ma lui ancora una volta scarta, anche rispetto ai suoi: si deve parlare con tutti, col Pd, coll'Idv, con la Federazione della sinistra, con radicali e socialisti «ma che cosa ce ne facciamo di un'aggregazione di ceti politici ancorché di opposizione? Niente, perché ciò che serve è ritrovare un'aggregazione anche sentimentale, è ritrovare un popolo».
Sembra il Nichi di sempre ma non lo è. Il governatore è al suo secondo mandato e si vede. Di ritorno da un convegno a Bruxelles sulla povertà - «sì la povertà, quella cosa che nessuno nomina perché ti dà l'impressione di essere premoderno ma che continua a esistere» - Vendola ha appena visto Tremonti e col ministro dell'Economia ingaggia a distanza un duetto niente male. «Virtuoso dell'esoterismo commercialistico», lo definisce, e non gliene lascia passare neanche una: «In un periodo di bufera economica mondiale che fa il ministro dall'aria rubicanda? Manda l'Italia controcorrente e taglia là dove altrove si investe. In cultura e ricerca, per esempio, parole che a Tremonti fanno venire i brividi ma che sono il fiore all'occhiello del nostro paese, la sua intelligenza sociale». Del resto, incalza, che aspettarsi da chi ripete come una litania che oggi è l'aritmetica a fare la politica e non viceversa, da chi concepisce una finanziaria fatta solo per Briatore e contro i ceti medi e popolari, da chi non riesce a rispondere a una piccola e semplice domanda: «La crisi è un fenomeno naturale o dipende dall'operato di chi ha costruito l'ebrezza di trent'anni di finanziarizzazione dell'economia mondiale?».
L'economia delle magie, quella di Tremonti, non piace a Vendola ma la magia di Vendola comincia a piacere a molti. E' una magia piccola piccola e che forse affonda le sue radici in sud che ancora riempie di carne e ossa le sue parole, un sud dove la pellagra si chiama pellagra e dove la libertà «è fuoriuscita dai pensieri elitari della classi alte e illuminate per diventare il rovello del bracciante». Vogliamo parlarne?, vogliamo parlare della differenza che corre tra questa libertà e quel «diritto» ormai da tanti esibito che affonda invece le sue radici nel rapporto tra terra e sangue, in quella rappresentazione insopportabile che sarebbe solo fumettistica se non fosse diventata la lingua comune di una classe dirigente?
Sembra Nichi, ma non lo è più. Il ragazzo di Terlizzi, dopo l'incendio, si è caricato sulle spalle il vecchio Anchise. Ed è partito per fondare una nuova città.
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Mi sembra un pezzo di romanzo, molta letteratura e poca sostanza. Vendola non merita questo trattamento perche' non e' nel suo stile: ha delle idee e proposte molto concrete.
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