http://www.beacon.it/wordpress/territorioparmaovest/agricoltura/4059/i-semi-del-cibo-a-rischio-lettera-aperta-e-intervista-al-prof-pietro-perrino
http://www.disinformazione.it/banca_germoplasma2.htm
....quello che sta avvenendo a livello europeo con le direttive che la
Commissione Ue e l’Europarlamento avallano per infestare lentamente e
progressivamente i territori agricoli del Vecchio Continente, mettendo a
rischio le altre varietà vegetali che vengono letteralmente soppiantate
dalle sementi OGM (Organismi geneticamente modificati) prodotte in
laboratorio. Dietro a tutto questo si cela una volontà precisa
costituita da pressioni economiche o militari con le quali i poteri
forti agiscono nei confronti di tutti i Paesi, affinché siano obbligati
ad utilizzare e consumare quanto prodotto dalle multinazionali a scopo
di lucro.
Con il decreto legge del 31/07/2012 la Commissione europea ha proposto
la vendita esclusiva di sementi di tipo Ogm o Ibridi. In sostanza si
parla di piante, ma anche di coltivazioni non ben definite,
geneticamente modificate, una tra tutte per citare un esempio, la
coltivazione del mais Ogm. Tuttavia il problema è più complesso e
investe tutto il Pianeta Terra A questo proposito abbiamo intervistato
il professor Pietro Perrino, che da qualche tempo ha lanciato un appello
secondo cui la Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970,
si trova in una condizione di altissimo rischio, in quanto i semi di
84.000 campioni di diversi generi e diverse specie stanno morendo, e gli
abbiamo posto una serie di domande riguardanti l’Istituto pugliese che
il professore ha diretto fino al 2002.
Perrino ha già pubblicato su internet una lettera aperta, con
l’obiettivo di evidenziare l’importanza del germoplasma per
“l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e conseguentemente di far
comprendere perché sono nate le banche del germoplasma, e per quale
motivo attualmente si trovano ad altissimo rischio”. Tutte queste
domande le abbiamo poste al professore affinché ci renda edotti
dell’importanza di salvaguardare la banca di Bari e del perché gli OGM
rappresentano una minaccia per la biodiversità...
Il prof. Perrino spiega perché è necessario salvaguardare le molteplici specie vegetali
La Banca del Germoplasma di Bari rischia il collasso
Il quotidiano nazionale Rinascita si occupa da tempo di argomenti
che analizzano il pessimo ruolo svolto dalle multinazionali come la
statunitense Monsanto. A tale scopo i nostri redattori seguono con
interesse e preoccupazione quello che sta avvenendo a livello europeo
con le direttive che la Commissione Ue e l’Europarlamento avallano per
infestare lentamente e progressivamente i territori agricoli del Vecchio
Continente, mettendo a rischio le altre varietà vegetali che vengono
letteralmente soppiantate dalle sementi OGM (Organismi geneticamente
modificati) prodotte in laboratorio. Dietro a tutto questo si cela una
volontà precisa costituita da pressioni economiche o militari con le
quali i poteri forti agiscono nei confronti di tutti i Paesi, affinché
siano obbligati ad utilizzare e consumare quanto prodotto dalle
multinazionali a scopo di lucro.
Con il decreto legge del 31/07/2012 la Commissione europea ha proposto
la vendita esclusiva di sementi di tipo Ogm o Ibridi. In sostanza si
parla di piante, ma anche di coltivazioni non ben definite,
geneticamente modificate, una tra tutte per citare un esempio, la
coltivazione del mais Ogm. Tuttavia il problema è più complesso e
investe tutto il Pianeta Terra A questo proposito abbiamo intervistato
il professor Pietro Perrino, che da qualche tempo ha lanciato un appello
secondo cui la Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970,
si trova in una condizione di altissimo rischio, in quanto i semi di
84.000 campioni di diversi generi e diverse specie stanno morendo, e gli
abbiamo posto una serie di domande riguardanti l’Istituto pugliese che
il professore ha diretto fino al 2002.
Perrino ha già pubblicato su internet una lettera aperta, con
l’obiettivo di evidenziare l’importanza del germoplasma per
“l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e conseguentemente di far
comprendere perché sono nate le banche del germoplasma, e per quale
motivo attualmente si trovano ad altissimo rischio”. Tutte queste
domande le abbiamo poste al professore affinché ci renda edotti
dell’importanza di salvaguardare la banca di Bari e del perché gli OGM
rappresentano una minaccia per la biodiversità.
Buongiorno Professore, iniziamo da quello che sta accadendo alla Banca
del germoplasma di Bari. Cosa rischia attualmente l’Istituto che fino al
2002 è stato da lei diretto?
Quello che accade è che i semi di 84.000 campioni di oltre 60 generi e
oltre 600 specie di piante coltivate, incluse alcune specie selvatiche,
provenienti da diverse parti del mondo e raccolti perché queste erano
minacciate da erosione genetica (perdita di diversità), ma importanti
per l’agricoltura attuale e futura, stanno morendo, cioè stanno perdendo
la capacità di germinare, e gli attuali responsabili della Banca del
Germoplasma non stanno rispettando le prescrizioni del Procuratore
Aggiunto dott. Marco Dinapoli, che nel 2010, dopo diversi anni di
sequestro del germoplasma, dedicati ad accertare il danno provocato da
incuria dell’allora direttore dell’Istituto di Genetica Vegetale (IGV)
del CNR di Bari, istituto che ingloba la Banca del Germoplasma, ha
provveduto al dissequestro, riconsegnando il germoplasma al CNR, ma con
l’obbligo per quest’ultimo di rispettare le prescrizioni. Soprattutto
quella relativa alla rigenerazione dei semi danneggiati dalle alte
temperature che si verificarono nel corso del 2003 e 2004 a causa della
mancata riparazione degli impianti del freddo delle camere di
conservazione delle collezioni di semi. La rigenerazione serve a ridare
ai semi una capacità di germinazione pari al 100%, mentre quella
attuale, cioè dopo il danno, è in molti casi scesa a valori inferiori
anche al 40%. In conclusione, se non si interviene con la rigenerazione i
semi moriranno tutti, rischiando quindi di perderli per sempre. In
questo modo il CNR ha messo a rischio il germoplasma due volte. La prima
volta nel 2003 e 2004, quando, nonostante le reiterate richieste di
riparazione degli impianti del freddo, da parte del sottoscritto e
collaboratori, il direttore dell’IGV non autorizzò gli interventi,
causando, come già detto, un aumento delle temperature nelle camere di
conservazione e quindi un danno alla capacità germinativa dei semi
conservati. E la seconda volta, nel 2010, quando dopo il dissequestro,
non ha rispettato le prescrizioni del Procuratore Aggiunto dott. Marco
Dinapoli, in quanto non eseguendo la rigenerazione sta provocando la
morte definitiva dei semi. Tutto ciò dimostra, in maniera
inequivocabile, che il CNR non crede nel germoplasma. Chi crede in una
cosa non la mette a rischio. Il motivo per cui l’attuale direttore
dell’IGV (degno successore di chi mise a rischio il germoplasma la prima
volta), nasconde la verità, affermando che il germoplasma non corre
alcun rischio, e non lo molla a nessuno è semplice: lo usa come
prestigio per continuare a ricevere finanziamenti, che però usa per
altri scopi, come il sequenziamento del DNA, che non porterà da alcuna
parte e che comunque non servirà a salvare i semi.
Dopo il suo appello apparso su internet e risalente al settembre di due
anni fa le istituzioni preposte si sono adoperate per mettere fine a
questo scempio e a risolvere almeno parzialmente i problemi che Lei
aveva denunciato mesi prima?
No, come ho già detto, il CNR non solo non ha provveduto a rigenerare i
semi sopravvissuti al danno subito, ma continua a ricevere finanziamenti
dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF)
per l’implementazione del “Trattato internazionale Fao sulle risorse
genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura” che il governo italiano
ha ratificato con Legge 6 aprile, 2004, n. 101. Nell’ambito di questa
legge, l’IGV riceve ogni anno, dal 2004, oltre 100.000 euro di
finanziamenti, che come ho detto prima, usa per fare sequenziamento di
DNA, una ricerca che oggi va molto di moda, ma inutile specialmente ai
fini della salvaguardia del germoplasma. Il motivo per cui il direttore
dell’IGV preferisce spendere quei finanziamenti per il sequenziamento e
non per salvare i semi è che nel primo caso i ricercatori riescono più
facilmente a pubblicare su riviste con un buon fattore d’impatto e si fa
più facilmente carriera, mentre nel secondo caso si salverebbero i semi
e sarebbe più difficile pubblicare su riviste impattate. Questo motivo
va a braccetto con il fatto che le lobby degli OGM spingono per imporre
le loro piante transgeniche (piante OGM) e far fuori le antiche varietà,
molto presenti nelle collezioni di semi conservate nelle banche
genetiche o banche di germoplasma. La mia lettera aperta, benché
conosciuta, riesce a richiamare l’attenzione di giornalisti come Lei e
di numerose persone sensibili al valore del germoplasma, ma non delle
istituzioni preposte, inclusi il CNR, la comunità scientifica, le
associazioni di categoria e i soggetti politici di diverso livello (dai
ministri agli assessori), perché troppo impegnati in tutt’altre
faccende. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Certo è duro
accettare l’insensibilità della comunità scientifica, che è rea due
volte: per non essere intervenuta ne prima ne dopo il danno. La mia
spiegazione a questo comportamento della comunità scientifica e delle
altre istituzioni, che in teoria avrebbero dovuto intervenire, è che
istituzioni, comunità, ecc., sono parole che indicano cose che si
muovono solo se c’è un interesse personale di chi gestisce quelle cose.
Sono delle strutture vuote. Ma c’è di più. Nel caso specifico ho notato
che i rappresentanti di istituzioni o comunità che si occupano o
dovrebbero occuparsi di salvaguardia di risorse genetiche e che pertanto
più di altre istituzioni o comunità avrebbero dovuto fare qualcosa per
salvare i semi della Banca del Germoplasma di Bari, non solo non hanno
fatto nulla, ma sotto sotto erano e sono felici, in quanto in questo
modo possono sperare in una maggiore disponibilità di finanziamenti
pubblici per i loro centri. Insomma, i leader invece di battersi per la
soluzione dei problemi della collettività si battono per tirare acqua al
proprio mulino (quello della propria istituzione o comunità), con il
risultato che non funziona nessuno dei mulini. Se la banca del
Germoplasma di Bari avesse avuto un protettore tra i politici o persone
che contano, ora non sarebbe nelle condizioni in cui è, sotto la
minaccia della lobby degli OGM.
Quali sono le caratteristiche peculiari della Banca del germoplasma che la rendono unica a livello europeo?
Le peculiarità sono che i semi sopravvissuti al danno e che attendono di
essere rigenerati prima che muoiano definitivamente, sono semi di
varietà antiche, sopravvissute alla Rivoluzione Verde e quindi
minacciate da erosione genetica (perdita di biodiversità) e/o
estinzione. Ci sono anche semi di specie selvatiche strettamente
imparentate a quelle coltivate e quindi molto utili a migliorare,
mediante incroci, quelle coltivate. Spesso si tratta di semi di piante
selvatiche, da cui l’uomo agricoltore partì per ottenere quelle
attualmente coltivate. Si tratta cioè dei progenitori selvatici, da cui
partì l’addomesticazione. Sono semi unici perché anche se in certi casi
furono creati dei duplicati distribuiti ad altri centri, sparsi nel
mondo, nessuno può garantire che quel duplicato sia ancora vivo e se
anche lo fosse nessuno può garantire che in caso di necessità sia
disponibile per il nostro Paese e, infine, nessun duplicato è
esattamente identico all’originale, proprio come nessun individuo della
specie umana è esattamente identico a un altro individuo della stessa
specie. Pertanto, la peculiarità della Banca del Germoplasma di Bari è
che conserva semi di piante uniche, non più disponibili in natura, utili
a risolvere problemi attuali e futuri dell’agricoltura italiana,
europea e globale.
Chi si cela dietro la volontà di distruggere un Istituto così importante per la vita?
Dopo quanto detto, i veri nemici della Banca del Germoplasma sono le
lobby interessate alla produzione e diffusione delle piante transgeniche
(OGM), che vedono nel germoplasma conservato nelle banche genetiche un
competitor. Il discorso è il seguente: fino a quando gli agricoltori
avranno a disposizione semi di antiche varietà o comunque di risorse
genetiche che garantiscono un futuro all’agricoltura, le multinazionali
incontreranno difficoltà a piazzare le loro piante transgeniche.
Un grande aiuto nel perseguire questa politica glielo danno
(consciamente o inconsciamente) le società scientifiche di settore, in
quanto a causa della scarsità di fondi pubblici per la ricerca, sono
particolarmente vulnerabili alle pressioni delle multinazionali che di
fatto finanziano progetti per svolgere ricerche finalizzate alla
produzione e diffusione di piante transgeniche, ma anche a finanziare
riviste scientifiche disponibili a pubblicare i risultati di tali
ricerche, agevolando così la carriera di quei ricercatori che si daranno
da fare a dire che la scienza è a favore degli OGM. La cosa curiosa è
che molti di questi ricercatori sviluppano una struttura mentale tale da
impedire loro di riconoscere la verità: gli OGM sono inutili e dannosi
per la salute umana. Il denaro riesce a mutare tutto, anche la scienza.
Non ci possiamo fidare nemmeno dei Premi Nobel.
Non dimenticando la direttiva del 31 luglio scorso della Commissione Ue
che vorrebbe imporre a tutti gli Stati membri di adottare gli Ogm, come
il mais prodotto dalla multinazionale statunitense Monsanto, come è
possibile agire per impedire questo scempio in Italia e in Europa?
La mia lunga esperienza diretta e indiretta acquisita partecipando a
conferenze di settore, mi permette di affermare che buona parte dei
componenti della Commissione Europea sono corrotti, come lo sono molti
leader della ricerca e a seguire direttori di riviste scientifiche. Se
così non fosse, oggi non staremmo a parlare di OGM. Le prove
scientifiche che dimostrano l’inutilità e la nocività degli OGM sono
note, ma si fa finta di non conoscerle o addirittura si afferma che non
ci sono prove scientifiche. Ciò accade anche perché, parecchi miei
colleghi anche se contrari agli OGM non si espongono abbastanza, in
quanto temono di perdere qualche posizione in questo o quel comitato o
gruppo di studio, e così via. Pertanto, le azioni da compiere per
impedire agli Stati Membri di introdurre, usare e coltivare gli OGM sono
diverse: divulgare la pericolosità degli OGM, denunciare tutti i casi
di corruzione, non dare il proprio voto a politici che sono a favore
degli OGM, distruggere eventuali campi di piante transgeniche, come già
accaduto e infine lottare per una società migliore. Con i briganti
bisogna essere briganti e mezzo (parole di Sandro Pertini). La lotta
contro gli OGM si vince se ci si batte per impedirne l’uso e la
coltivazione anche in altri paesi, in quanto il DNA transgenico degli
OGM può colpire anche a distanza e anche chi non lo usa direttamente
(non lo mangia) e non lo coltiva (ma lo respira e lo beve, perché
presente nell’aria e nelle acque). Un aspetto questo poco conosciuto, ma
anche spesso e volentieri deliberatamente sottaciuto.
Quale futuro prevede per l’agricoltura biologica e quali danni può provocare quella industriale, come gli OGM?
Tra le due agricolture, quella biologica e quella industriale, inclusa
quella degli OGM, quest’ultima non ha futuro. In breve, ci sono due cose
da dire che pochi sanno. La prima è che l’agricoltura biologica (nelle
sue diverse forme) fornisce in media una produzione per ettaro pari a
quella di un’agricoltura industriale nei Paesi Sviluppati e di circa il
doppio nei Paesi in Via di Sviluppo (dati ventennali di un gruppo di
ricerca dell’Università del Michighan e della FAO). Questo significa che
se tutte le aziende agricole del Pianeta si convertissero in
agricoltura biologica, la produzione agricola mondiale sarebbe
sufficiente a sfamare 9 miliardi di esseri umani, cioè una popolazione
superiore a quella attuale di 7 miliardi. La seconda cosa è che
attualmente nel piatto in cui mangia l’attuale popolazione umana, l’80% è
prodotto da agricolture biologiche (certificate e non) e solo il 20% è
prodotto da agricolture industriali, incluse quelle dedicate agli OGM. È
un dato che sorprende noi dei paesi occidentali, in quanto la
percentuale del cibo prodotto da agricolture industriali è maggiore del
20% e forse in alcuni casi è addirittura superiore al 50%, ma come
dicevo, in media l’89% del nostro cibo è prodotto da agricolture
biologiche. I danni che provoca l’agricoltura industriale e quella che
usa OGM è notevole e consiste nel fatto che riduce notevolmente la
biodiversità degli ecosistemi agricoli, che a sua volta comporta lo
sviluppo di nuovi patogeni o parassiti o peggio di superparassiti. Ecco
perché dicevo che ci dovremmo opporre all’uso e coltivazione degli OGM,
non solo in Italia o Europa, ma anche altrove. Quello che accade intorno
a noi, vicino o lontano, non può lasciarci indifferenti solo perché non
ci colpisce direttamente e subito. Perché dovremmo attendere che ci
colpisca dopo e magari in una forma ancora più subdola? Prevenire è
sempre meglio che curare.
Come esperto e studioso cosa pensa delle biotecnologie e degli Ogm. Sono
davvero molto dannosi per la salute dell’uomo come si ipotizza?
Il danno che possono provocare gli OGM non è un’ipotesi è una realtà,
che conosce molto bene la gente che l’ha già sperimentata sulla propria
pelle. Dovremmo andarlo a chiedere a quegli agricoltori del Sud Est
Asiatico,che si sono suicidati (centinaia di migliaia) per non aver
potuto pagare alle banche i prestiti contratti per coltivare gli Ogm, in
quanto i loro raccolti sono stati fallimentari. Ma, a parte ciò questi
stessi agricoltori hanno assistito alla morte dei loro greggi che hanno
pascolato sui campi dove erano state coltivate piante transgeniche, come
il cotone Bt. E che dire degli agricoltori americani, che, sempre più
numerosi, incominciano a lamentare problemi di sterilità dei loro
terreni, dovuti all’uso della colza Roundup Ready. L’erbicida utilizzato
per uccidere le erbe infestanti oltre a causare problemi di salute in
chi se ne alimenta determina sterilità dei suoli, in quanto la molecola
dell’erbicida implicata blocca i microelementi nel terreno e li rende
indisponibili per la pianta, che a sua volta risulta più vulnerabile
alle malattie e fornisce un alimento più povero o meno nutriente. Queste
piante forniscono dei cibi “vuoti”. Secondo me, ma anche secondo molti,
gli OGM non hanno un futuro. Ma è chiaro che ciò dipende anche da
quanto noi sapremo contrastare le multinazionali e il sistema sociale
che le asseconda. È chiaro quindi che chi lotta contro gli OGM lotta
contro un sistema insostenibile, corrotto e malato in tutti i sensi...
...In conclusione vorrei aggiungere che è vero che c’è una Magistratura
buona e una cattiva. Il Magistrato che sequestrò il germoplasma per
riparare gli impianti del freddo e accertare il danno subito dai semi,
per me fa parte della Magistratura buona. Questo Magistrato ha svolto un
lavoro impeccabile fino alla fine, indicando nel decreto di
dissequestro le cose da fare per salvare i semi sopravvissuti al danno.
Purtroppo questo Magistrato non ha più avuto modo di seguire la vicenda,
perché è stato trasferito da Bari a Brindisi, dove è stato promosso
Procuratore Capo. Il suo posto a Bari è stato occupato da un altro
Magistrato che ha bocciato tutto il lavoro svolto dal suo predecessore.
Ha archiviato tutto, affermando che non c’è dolo e non c’è danno.
Sottolineando che non c’è danno perché il germoplasma (i semi) non è
equiparabile a un medicinale. Quindi, per questo Magistrato se tutti i
semi di tutte le banche genetiche del mondo dovessero morire (perdere la
loro capacità di germinare) non ci sarebbe alcun danno. Naturalmente,
noi comuni mortali ci chiediamo: ma allora perché miliardi di dollari
sono stati e sono tuttora utilizzati per creare e mantenere le banche
genetiche? Per giocare? Per dare un giocattolo ai ricercatori?
Ecco, per me questa è cattiva Magistratura e mi chiedo se il
trasferimento del Magistrato non abbia qualche relazione con
l’archiviazione della vicenda del germoplasma.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18535