domenica 24 marzo 2013

Chi fara' una interrogazione parlamentare su La Banca del Germoplasma di Bari... che fine ha fatto?



http://www.beacon.it/wordpress/territorioparmaovest/agricoltura/4059/i-semi-del-cibo-a-rischio-lettera-aperta-e-intervista-al-prof-pietro-perrino
http://www.disinformazione.it/banca_germoplasma2.htm

....quello che sta avvenendo a livello europeo con le direttive che la Commissione Ue e l’Europarlamento avallano per infestare lentamente e progressivamente i territori agricoli del Vecchio Continente, mettendo a rischio le altre varietà vegetali che vengono letteralmente soppiantate dalle sementi OGM (Organismi geneticamente modificati) prodotte in laboratorio. Dietro a tutto questo si cela una volontà precisa costituita da pressioni economiche o militari con le quali i poteri forti agiscono nei confronti di tutti i Paesi, affinché siano obbligati ad utilizzare e consumare quanto prodotto dalle multinazionali a scopo di lucro.
Con il decreto legge del 31/07/2012 la Commissione europea ha proposto la vendita esclusiva di sementi di tipo Ogm o Ibridi. In sostanza si parla di piante, ma anche di coltivazioni non ben definite, geneticamente modificate, una tra tutte per citare un esempio, la coltivazione del mais Ogm. Tuttavia il problema è più complesso e investe tutto il Pianeta Terra A questo proposito abbiamo intervistato il professor Pietro Perrino, che da qualche tempo ha lanciato un appello secondo cui la Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di altissimo rischio, in quanto i semi di 84.000 campioni di diversi generi e diverse specie stanno morendo, e gli abbiamo posto una serie di domande riguardanti l’Istituto pugliese che il professore ha diretto fino al 2002.
Perrino ha già pubblicato su internet una lettera aperta, con l’obiettivo di evidenziare l’importanza del germoplasma per “l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e conseguentemente di far comprendere perché sono nate le banche del germoplasma, e per quale motivo attualmente si trovano ad altissimo rischio”. Tutte queste domande le abbiamo poste al professore affinché ci renda edotti dell’importanza di salvaguardare la banca di Bari e del perché gli OGM rappresentano una minaccia per la biodiversità...

Il prof. Perrino spiega perché è necessario salvaguardare le molteplici specie vegetali

La Banca del Germoplasma di Bari rischia il collasso

     
Il quotidiano nazionale Rinascita si occupa da tempo di argomenti che analizzano il pessimo ruolo svolto dalle multinazionali come la statunitense Monsanto. A tale scopo i nostri redattori seguono con interesse e preoccupazione quello che sta avvenendo a livello europeo con le direttive che la Commissione Ue e l’Europarlamento avallano per infestare lentamente e progressivamente i territori agricoli del Vecchio Continente, mettendo a rischio le altre varietà vegetali che vengono letteralmente soppiantate dalle sementi OGM (Organismi geneticamente modificati) prodotte in laboratorio. Dietro a tutto questo si cela una volontà precisa costituita da pressioni economiche o militari con le quali i poteri forti agiscono nei confronti di tutti i Paesi, affinché siano obbligati ad utilizzare e consumare quanto prodotto dalle multinazionali a scopo di lucro.
Con il decreto legge del 31/07/2012 la Commissione europea ha proposto la vendita esclusiva di sementi di tipo Ogm o Ibridi. In sostanza si parla di piante, ma anche di coltivazioni non ben definite, geneticamente modificate, una tra tutte per citare un esempio, la coltivazione del mais Ogm. Tuttavia il problema è più complesso e investe tutto il Pianeta Terra A questo proposito abbiamo intervistato il professor Pietro Perrino, che da qualche tempo ha lanciato un appello secondo cui la Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di altissimo rischio, in quanto i semi di 84.000 campioni di diversi generi e diverse specie stanno morendo, e gli abbiamo posto una serie di domande riguardanti l’Istituto pugliese che il professore ha diretto fino al 2002.
Perrino ha già pubblicato su internet una lettera aperta, con l’obiettivo di evidenziare l’importanza del germoplasma per “l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e conseguentemente di far comprendere perché sono nate le banche del germoplasma, e per quale motivo attualmente si trovano ad altissimo rischio”. Tutte queste domande le abbiamo poste al professore affinché ci renda edotti dell’importanza di salvaguardare la banca di Bari e del perché gli OGM rappresentano una minaccia per la biodiversità.

Buongiorno Professore, iniziamo da quello che sta accadendo alla Banca del germoplasma di Bari. Cosa rischia attualmente l’Istituto che fino al 2002 è stato da lei diretto?
Quello che accade è che i semi di 84.000 campioni di oltre 60 generi e oltre 600 specie di piante coltivate, incluse alcune specie selvatiche, provenienti da diverse parti del mondo e raccolti perché queste erano minacciate da erosione genetica (perdita di diversità), ma importanti per l’agricoltura attuale e futura, stanno morendo, cioè stanno perdendo la capacità di germinare, e gli attuali responsabili della Banca del Germoplasma non stanno rispettando le prescrizioni del Procuratore Aggiunto dott. Marco Dinapoli, che nel 2010, dopo diversi anni di sequestro del germoplasma, dedicati ad accertare il danno provocato da incuria dell’allora direttore dell’Istituto di Genetica Vegetale (IGV) del CNR di Bari, istituto che ingloba la Banca del Germoplasma, ha provveduto al dissequestro, riconsegnando il germoplasma al CNR, ma con l’obbligo per quest’ultimo di rispettare le prescrizioni. Soprattutto quella relativa alla rigenerazione dei semi danneggiati dalle alte temperature che si verificarono nel corso del 2003 e 2004 a causa della mancata riparazione degli impianti del freddo delle camere di conservazione delle collezioni di semi. La rigenerazione serve a ridare ai semi una capacità di germinazione pari al 100%, mentre quella attuale, cioè dopo il danno, è in molti casi scesa a valori inferiori anche al 40%. In conclusione, se non si interviene con la rigenerazione i semi moriranno tutti, rischiando quindi di perderli per sempre. In questo modo il CNR ha messo a rischio il germoplasma due volte. La prima volta nel 2003 e 2004, quando, nonostante le reiterate richieste di riparazione degli impianti del freddo, da parte del sottoscritto e collaboratori, il direttore dell’IGV non autorizzò gli interventi, causando, come già detto, un aumento delle temperature nelle camere di conservazione e quindi un danno alla capacità germinativa dei semi conservati. E la seconda volta, nel 2010, quando dopo il dissequestro, non ha rispettato le prescrizioni del Procuratore Aggiunto dott. Marco Dinapoli, in quanto non eseguendo la rigenerazione sta provocando la morte definitiva dei semi. Tutto ciò dimostra, in maniera inequivocabile, che il CNR non crede nel germoplasma. Chi crede in una cosa non la mette a rischio. Il motivo per cui l’attuale direttore dell’IGV (degno successore di chi mise a rischio il germoplasma la prima volta), nasconde la verità, affermando che il germoplasma non corre alcun rischio, e non lo molla a nessuno è semplice: lo usa come prestigio per continuare a ricevere finanziamenti, che però usa per altri scopi, come il sequenziamento del DNA, che non porterà da alcuna parte e che comunque non servirà a salvare i semi.

Dopo il suo appello apparso su internet e risalente al settembre di due anni fa le istituzioni preposte si sono adoperate per mettere fine a questo scempio e a risolvere almeno parzialmente i problemi che Lei aveva denunciato mesi prima?
No, come ho già detto, il CNR non solo non ha provveduto a rigenerare i semi sopravvissuti al danno subito, ma continua a ricevere finanziamenti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) per l’implementazione del “Trattato internazionale Fao sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura” che il governo italiano ha ratificato con Legge 6 aprile, 2004, n. 101. Nell’ambito di questa legge, l’IGV riceve ogni anno, dal 2004, oltre 100.000 euro di finanziamenti, che come ho detto prima, usa per fare sequenziamento di DNA, una ricerca che oggi va molto di moda, ma inutile specialmente ai fini della salvaguardia del germoplasma. Il motivo per cui il direttore dell’IGV preferisce spendere quei finanziamenti per il sequenziamento e non per salvare i semi è che nel primo caso i ricercatori riescono più facilmente a pubblicare su riviste con un buon fattore d’impatto e si fa più facilmente carriera, mentre nel secondo caso si salverebbero i semi e sarebbe più difficile pubblicare su riviste impattate. Questo motivo va a braccetto con il fatto che le lobby degli OGM spingono per imporre le loro piante transgeniche (piante OGM) e far fuori le antiche varietà, molto presenti nelle collezioni di semi conservate nelle banche genetiche o banche di germoplasma. La mia lettera aperta, benché conosciuta, riesce a richiamare l’attenzione di giornalisti come Lei e di numerose persone sensibili al valore del germoplasma, ma non delle istituzioni preposte, inclusi il CNR, la comunità scientifica, le associazioni di categoria e i soggetti politici di diverso livello (dai ministri agli assessori), perché troppo impegnati in tutt’altre faccende. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Certo è duro accettare l’insensibilità della comunità scientifica, che è rea due volte: per non essere intervenuta ne prima ne dopo il danno. La mia spiegazione a questo comportamento della comunità scientifica e delle altre istituzioni, che in teoria avrebbero dovuto intervenire, è che istituzioni, comunità, ecc., sono parole che indicano cose che si muovono solo se c’è un interesse personale di chi gestisce quelle cose. Sono delle strutture vuote. Ma c’è di più. Nel caso specifico ho notato che i rappresentanti di istituzioni o comunità che si occupano o dovrebbero occuparsi di salvaguardia di risorse genetiche e che pertanto più di altre istituzioni o comunità avrebbero dovuto fare qualcosa per salvare i semi della Banca del Germoplasma di Bari, non solo non hanno fatto nulla, ma sotto sotto erano e sono felici, in quanto in questo modo possono sperare in una maggiore disponibilità di finanziamenti pubblici per i loro centri. Insomma, i leader invece di battersi per la soluzione dei problemi della collettività si battono per tirare acqua al proprio mulino (quello della propria istituzione o comunità), con il risultato che non funziona nessuno dei mulini. Se la banca del Germoplasma di Bari avesse avuto un protettore tra i politici o persone che contano, ora non sarebbe nelle condizioni in cui è, sotto la minaccia della lobby degli OGM.

Quali sono le caratteristiche peculiari della Banca del germoplasma che la rendono unica a livello europeo?
Le peculiarità sono che i semi sopravvissuti al danno e che attendono di essere rigenerati prima che muoiano definitivamente, sono semi di varietà antiche, sopravvissute alla Rivoluzione Verde e quindi minacciate da erosione genetica (perdita di biodiversità) e/o estinzione. Ci sono anche semi di specie selvatiche strettamente imparentate a quelle coltivate e quindi molto utili a migliorare, mediante incroci, quelle coltivate. Spesso si tratta di semi di piante selvatiche, da cui l’uomo agricoltore partì per ottenere quelle attualmente coltivate. Si tratta cioè dei progenitori selvatici, da cui partì l’addomesticazione. Sono semi unici perché anche se in certi casi furono creati dei duplicati distribuiti ad altri centri, sparsi nel mondo, nessuno può garantire che quel duplicato sia ancora vivo e se anche lo fosse nessuno può garantire che in caso di necessità sia disponibile per il nostro Paese e, infine, nessun duplicato è esattamente identico all’originale, proprio come nessun individuo della specie umana è esattamente identico a un altro individuo della stessa specie. Pertanto, la peculiarità della Banca del Germoplasma di Bari è che conserva semi di piante uniche, non più disponibili in natura, utili a risolvere problemi attuali e futuri dell’agricoltura italiana, europea e globale.

Chi si cela dietro la volontà di distruggere un Istituto così importante per la vita?
Dopo quanto detto, i veri nemici della Banca del Germoplasma sono le lobby interessate alla produzione e diffusione delle piante transgeniche (OGM), che vedono nel germoplasma conservato nelle banche genetiche un competitor. Il discorso è il seguente: fino a quando gli agricoltori avranno a disposizione semi di antiche varietà o comunque di risorse genetiche che garantiscono un futuro all’agricoltura, le multinazionali incontreranno difficoltà a piazzare le loro piante transgeniche.
Un grande aiuto nel perseguire questa politica glielo danno (consciamente o inconsciamente) le società scientifiche di settore, in quanto a causa della scarsità di fondi pubblici per la ricerca, sono particolarmente vulnerabili alle pressioni delle multinazionali che di fatto finanziano progetti per svolgere ricerche finalizzate alla produzione e diffusione di piante transgeniche, ma anche a finanziare riviste scientifiche disponibili a pubblicare i risultati di tali ricerche, agevolando così la carriera di quei ricercatori che si daranno da fare a dire che la scienza è a favore degli OGM. La cosa curiosa è che molti di questi ricercatori sviluppano una struttura mentale tale da impedire loro di riconoscere la verità: gli OGM sono inutili e dannosi per la salute umana. Il denaro riesce a mutare tutto, anche la scienza. Non ci possiamo fidare nemmeno dei Premi Nobel.

Non dimenticando la direttiva del 31 luglio scorso della Commissione Ue che vorrebbe imporre a tutti gli Stati membri di adottare gli Ogm, come il mais prodotto dalla multinazionale statunitense Monsanto, come è possibile agire per impedire questo scempio in Italia e in Europa?
La mia lunga esperienza diretta e indiretta acquisita partecipando a conferenze di settore, mi permette di affermare che buona parte dei componenti della Commissione Europea sono corrotti, come lo sono molti leader della ricerca e a seguire direttori di riviste scientifiche. Se così non fosse, oggi non staremmo a parlare di OGM. Le prove scientifiche che dimostrano l’inutilità e la nocività degli OGM sono note, ma si fa finta di non conoscerle o addirittura si afferma che non ci sono prove scientifiche. Ciò accade anche perché, parecchi miei colleghi anche se contrari agli OGM non si espongono abbastanza, in quanto temono di perdere qualche posizione in questo o quel comitato o gruppo di studio, e così via. Pertanto, le azioni da compiere per impedire agli Stati Membri di introdurre, usare e coltivare gli OGM sono diverse: divulgare la pericolosità degli OGM, denunciare tutti i casi di corruzione, non dare il proprio voto a politici che sono a favore degli OGM, distruggere eventuali campi di piante transgeniche, come già accaduto e infine lottare per una società migliore. Con i briganti bisogna essere briganti e mezzo (parole di Sandro Pertini). La lotta contro gli OGM si vince se ci si batte per impedirne l’uso e la coltivazione anche in altri paesi, in quanto il DNA transgenico degli OGM può colpire anche a distanza e anche chi non lo usa direttamente (non lo mangia) e non lo coltiva (ma lo respira e lo beve, perché presente nell’aria e nelle acque). Un aspetto questo poco conosciuto, ma anche spesso e volentieri deliberatamente sottaciuto.

Quale futuro prevede per l’agricoltura biologica e quali danni può provocare quella industriale, come gli OGM?
Tra le due agricolture, quella biologica e quella industriale, inclusa quella degli OGM, quest’ultima non ha futuro. In breve, ci sono due cose da dire che pochi sanno. La prima è che l’agricoltura biologica (nelle sue diverse forme) fornisce in media una produzione per ettaro pari a quella di un’agricoltura industriale nei Paesi Sviluppati e di circa il doppio nei Paesi in Via di Sviluppo (dati ventennali di un gruppo di ricerca dell’Università del Michighan e della FAO). Questo significa che se tutte le aziende agricole del Pianeta si convertissero in agricoltura biologica, la produzione agricola mondiale sarebbe sufficiente a sfamare 9 miliardi di esseri umani, cioè una popolazione superiore a quella attuale di 7 miliardi. La seconda cosa è che attualmente nel piatto in cui mangia l’attuale popolazione umana, l’80% è prodotto da agricolture biologiche (certificate e non) e solo il 20% è prodotto da agricolture industriali, incluse quelle dedicate agli OGM. È un dato che sorprende noi dei paesi occidentali, in quanto la percentuale del cibo prodotto da agricolture industriali è maggiore del 20% e forse in alcuni casi è addirittura superiore al 50%, ma come dicevo, in media l’89% del nostro cibo è prodotto da agricolture biologiche. I danni che provoca l’agricoltura industriale e quella che usa OGM è notevole e consiste nel fatto che riduce notevolmente la biodiversità degli ecosistemi agricoli, che a sua volta comporta lo sviluppo di nuovi patogeni o parassiti o peggio di superparassiti. Ecco perché dicevo che ci dovremmo opporre all’uso e coltivazione degli OGM, non solo in Italia o Europa, ma anche altrove. Quello che accade intorno a noi, vicino o lontano, non può lasciarci indifferenti solo perché non ci colpisce direttamente e subito. Perché dovremmo attendere che ci colpisca dopo e magari in una forma ancora più subdola? Prevenire è sempre meglio che curare.

Come esperto e studioso cosa pensa delle biotecnologie e degli Ogm. Sono davvero molto dannosi per la salute dell’uomo come si ipotizza?
Il danno che possono provocare gli OGM non è un’ipotesi è una realtà, che conosce molto bene la gente che l’ha già sperimentata sulla propria pelle. Dovremmo andarlo a chiedere a quegli agricoltori del Sud Est Asiatico,che si sono suicidati (centinaia di migliaia) per non aver potuto pagare alle banche i prestiti contratti per coltivare gli Ogm, in quanto i loro raccolti sono stati fallimentari. Ma, a parte ciò questi stessi agricoltori hanno assistito alla morte dei loro greggi che hanno pascolato sui campi dove erano state coltivate piante transgeniche, come il cotone Bt. E che dire degli agricoltori americani, che, sempre più numerosi, incominciano a lamentare problemi di sterilità dei loro terreni, dovuti all’uso della colza Roundup Ready. L’erbicida utilizzato per uccidere le erbe infestanti oltre a causare problemi di salute in chi se ne alimenta determina sterilità dei suoli, in quanto la molecola dell’erbicida implicata blocca i microelementi nel terreno e li rende indisponibili per la pianta, che a sua volta risulta più vulnerabile alle malattie e fornisce un alimento più povero o meno nutriente. Queste piante forniscono dei cibi “vuoti”. Secondo me, ma anche secondo molti, gli OGM non hanno un futuro. Ma è chiaro che ciò dipende anche da quanto noi sapremo contrastare le multinazionali e il sistema sociale che le asseconda. È chiaro quindi che chi lotta contro gli OGM lotta contro un sistema insostenibile, corrotto e malato in tutti i sensi...

...In conclusione vorrei aggiungere che è vero che c’è una Magistratura buona e una cattiva. Il Magistrato che sequestrò il germoplasma per riparare gli impianti del freddo e accertare il danno subito dai semi, per me fa parte della Magistratura buona. Questo Magistrato ha svolto un lavoro impeccabile fino alla fine, indicando nel decreto di dissequestro le cose da fare per salvare i semi sopravvissuti al danno.
Purtroppo questo Magistrato non ha più avuto modo di seguire la vicenda, perché è stato trasferito da Bari a Brindisi, dove è stato promosso Procuratore Capo. Il suo posto a Bari è stato occupato da un altro Magistrato che ha bocciato tutto il lavoro svolto dal suo predecessore. Ha archiviato tutto, affermando che non c’è dolo e non c’è danno. Sottolineando che non c’è danno perché il germoplasma (i semi) non è equiparabile a un medicinale. Quindi, per questo Magistrato se tutti i semi di tutte le banche genetiche del mondo dovessero morire (perdere la loro capacità di germinare) non ci sarebbe alcun danno. Naturalmente, noi comuni mortali ci chiediamo: ma allora perché miliardi di dollari sono stati e sono tuttora utilizzati per creare e mantenere le banche genetiche? Per giocare? Per dare un giocattolo ai ricercatori?
Ecco, per me questa è cattiva Magistratura e mi chiedo se il trasferimento del Magistrato non abbia qualche relazione con l’archiviazione della vicenda del germoplasma.
  http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18535

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