mercoledì 20 febbraio 2013

Testimonianze sulle difficolta' del voto all'estero che paiono partorite da una mente perversa.


Votare è semplice, non occorre neppure saper scrivere. Basta saper tracciare una croce. Almeno così credevo. Tempo di elezioni: le prime da residente all'estero. Arriva una busta dal Consolato Generale d'Italia a Lugano. Più che una busta un voluminoso plico: contiene due schede elettorali, altre due buste, due fogli di istruzioni e uno con l'elenco dei candidati per Camera e Senato divisi per liste. Manca l'arcaica matita copiativa introvabile all'estero. Per non farci ridere dietro troppo consentiamo l'uso di una più moderna biro blu o nera.
Nel tentativo di chiarire le procedure nei minimi dettagli, evidentemente terrorizzati dalla possibilità di errori nel voto e di conseguenti strascichi giudiziari, funzionari eccessivamente zelanti sono riusciti a creare un mostro nel quale le istruzioni si aggrovigliano nel più inestricabile intreccio, come i serpenti di Laocoonte.
Vi sfido a leggere la prima pagina senza che vi colga l'irrefrenabile impulso di saltare i paragrafi o quantomeno di leggere in diagonale, secondo la teoria della lettura veloce:
Se siete riusciti a capire al volo le procedure non esultate. Non siete che a metà strada: sul retro del foglio le stesse istruzioni sono riportate in immagini, che paiono uscire da un pacco IKEA, non fosse per l'assenza della famosa brugoletta a "S":
 Non si può eludere Il terzo foglio con l'elenco dei candidati per la circoscrizione estero (illustri NN: chi li ha mai sentiti? Affannosa ricerca su Google per capire chi sto votando) e soprattutto, leggere il quarto. Spiega che fare, una volta apposta la fatidica croce, rimandando però nelle istruzioni alla consultazione del primo:

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